Presso il CERINO CENTER a Salerno il Dottor Alessandro Cerino si occupa anche della diagnosi e del trattamento di lesioni muscolari. Da anni il Dottor Cerino collabora con numerose società sportive e ha maturato una grandissima esperienza nel trattamento dei danni ai muscoli.
Le lesioni muscolari sono piuttosto frequenti in tutte le discipline sportive, avendo un’incidenza del 10-30% di tutti i traumi da sport. Il danno muscolare può essere la conseguenza di un trauma diretto o indiretto. Nel primo caso l’agente che produce la lesione è esterno; tale trauma contusivo determina la lesione di un numero di fibre muscolari tanto maggiore quanto più forte è il trauma e quanto meno è contratto il muscolo al momento della contusione. Generalmente le più colpite sono le fibre muscolari profonde, adiacenti al piano osseo.
Questo spiega il perché le contusioni muscolari vengano spesso sottostimate, in quanto la lesione è profonda e il versamento ematico non appare in superficie. I segni clinici sono: dolore nella sede dell’impatto, tumefazione locale seguita dopo qualche giorno da un’ecchimosi, che può arrivare fino ad un ematoma diffuso e conseguente limitazione funzionale.
La terapia, che dev'essere sempre prescritta da un medico specialista in fisiatria, in medicina sportiva o in ortopedia, e eseguita da un fisioterapista, consisterà nel riposo immediato, ghiaccio e compressione locale. Successivamente, dopo aver valutato ecograficamente l’entità della lesione, si seguirà la terapia delle lesioni muscolari indirette.
Più frequenti sono le lesioni muscolari da trauma indiretto: in questo caso è l’atleta stesso che provoca la lesione. Questa può essere causata da una contrazione troppo rapida del muscolo proveniente da una fase di completo rilasciamento, oppure da un iper-allungamento (ad esempio un “calcio a vuoto”) o ancora da un sovraccarico di lavoro.
L’atleta che si procura una contrattura riesce solitamente a terminare la gara senza troppi fastidi. Il dolore compare dopo la partita o il giorno seguente.
Non v’è una vera e propria lesione muscolare, ma un'alterazione del tono di tutto il muscolo o di una parte di esso come reazione a uno stimolo troppo intenso e prolungato. La terapia è rappresentata da calore, massaggi e stretching.
La prognosi è di 4-7 giorni (rientro in gara).
Quante volte abbiamo sentito questa frase. Ma cosa vuol dire in realtà? Ce lo spiega il dott. Alessandro Cerino
Dopo 2-3 giorni si possono utilizzare ionoforesi e ultrasuoni a bassa frequenza, nonché linfodrenaggio manuale. Dopo 4-5 giorni laser, termoterapia esogena e ultrasuoni, a intensità medio-alta. Dopo 10-12 giorni si può iniziare un massaggio sopra e sotto la lesione muscolare, per evitare di danneggiare il tessuto di riparazione. Per trattare con il massaggio la regione interessata dal trauma occorrerà attendere almeno tre settimane.
Dopo la prima settimana possono essere cominciati, parallelamente alla terapia suddetta, esercizi di stretching (questo, praticato sempre sotto la soglia del dolore, migliorerà anche la distribuzione del tessuto di riparazione, impedendo così il formarsi di ampie cicatrici del muscolo), e muscolari, dapprima isometrici (cioè senza movimento degli arti), quindi isotonici, con intensità progressiva.
La ripresa agonistica potrà avvenire dopo 30-50 giorni.
Lesione di 3° grado: se è molto estesa può rendersi necessaria un’immobilizzazione con doccia gessata (un sostegno, molto rigido da un lato e meno dall'altro), o tutore per 15-20 giorni. Nelle lesioni particolarmente importanti (rottura del ventre muscolare) può essere necessario l’intervento chirurgico con ricucitura del muscolo. Dopo un adeguato periodo di riposo assoluto può essere praticata la terapia delle lesioni di 2° grado. La ripresa dell’attività dev'essere estremamente cauta: talvolta la voluminosa cicatrice può essere fonte di dolore per lungo tempo. Va sottolineato che la prognosi delle lesioni muscolari di 3° grado è da considerarsi riservata, per quel che concerne il completo recupero agonistico, anche nei casi i cui venga instaurato un corretto trattamento terapeutico. Molto alto, infatti, è il rischio di recidive.
CERINO DR. ALESSANDRO SPECIALISTA IN FISIATRIA
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